
Questa piccola
crestomazia di
Ennio Flaiano, composta di articoli pubblicati tra il
1956 ed il
1971, poi raccolti dall'autore nel
1972, anno della sua morte, può essere
considerata come un vero e proprio
repertorio storico dell'epoca contemporanea ed in particolare della
nostra nazione. E' sorprendente come tra le righe
si perda la nozione del tempo, tanto il passato sembra
confondersi con il presente. Gli
argomenti e le problematiche di
carattere sociale e civile, sono gli stessi che oggi riempiono le colonne dei nostri quotidiani.
E' la
fotografia dell'Italia di ieri e malgrado sia trascorso
più di un cinquantennio, il lettore non può che trovarla spaventosamente simile a quella dei nostri giorni. Ancora carica di attualità,
c'è l'Italia lenta, ottusa e indolente;
quella critica, inutilmente chiacchierona e inconcludente;
quella della burocrazia elefantiaca ed inefficiente, quella delle bande e della criminalità;
l'Italia delle mode, che si preoccupa solo delle apparenze; quella retorica dei salotti bene;
l'Italia vacanziera e quella dell'approssimazione e della superficialità.
Racconti e storie brevi
dall'atmosfera spesso surreale, nei quali,
Flaiano con l'acume del
grande giornalista e la precisione di un chirurgo
viviseziona la società italiana, descrivendone e stigmatizzandone con impietosa ferocia
vizi, difetti, preoccupazioni e
follie.
Nel suo insieme,
una sorta di ballo in maschera, una farsa teatrale, dove
"la realtà supera la satira". Peccato solo che, oltre a dilettare con
la sua arguzia e il
suo sarcasmo, strappi anche un sorriso d
al retrogusto piuttosto amaro, quello di chi tristemente
non può fare a meno di notare quanto, già allora, fossero profonde le ferite che
hanno reso questo paese, il
malato cronico di oggi.